Frutto di decenni di appassionata attività di ricerca e collezionismo da parte di Alberto Ravaglioli (1947-2023) questo presepe costituisce una testimonianza particolarmente significativa della straordinaria vitalità di quella peculiare e suggestiva forma di artigianato artistico napoletano legata alla realizzazione di raffigurazioni della scena della Natività secondo modelli e tecniche impostesi a partire dalla metà del Settecento. Si tratta di un presepe davvero imponente, opera di qualificati artigiani napoletani e soprattutto dei fratelli Giovanni, Giuseppe e Ciro Sinno, titolari di una delle botteghe più prestigiose di San Gregorio Armeno.
Le ricche scenografie misurano oltre sei metri di fronte per quasi tre metri diprofondità e altrettanto di altezza; oltre centottanta i personaggi, decine gli animali. E poi una ricchissima dotazione di dettagli decorativi, con botteghe, osterie, artigiani e venditori: gustosi particolari di vita popolare ad animare il vasto ambiente che circonda il fulcro costituito dalla scena della Natività verso la quale si muovono i pastori.
La Natività è una delle tre scene canoniche rappresentate nel presepe napoletano in ossequio al racconto evangelico: le altre sono l’Annuncio ai pastori e la scena dell’Osteria. Secondo la tradizione, la nascita di Gesù viene ambientata fra i ruderi di un tempio classico. Si tratta di una evidente simbologia che allude alla vittoria di Cristo sugli idoli pagani ma che riporta anche al gusto per l’antichità suscitato alla metà del Settecento a Napoli dalle prime scoperte archeologiche a Pompei ed Ercolano.
Un trionfo di quasi quaranta angeli in volo sovrasta lo scenario dove avanza sontuoso il corteo degli Orientali, con i Re Magi a cavallo preceduti da una banda di musici e seguiti da uno stuolo di dignitari, servitori, odalische e portatori.
C’è perfino uno splendido elefante dalla gualdrappa ricamata che reca una sensuale concubina circassa. l baldacchino posto sull’elefante è in argento sbalzato e le zanne sono in avorio
Tutto questo, realizzato nel rispetto delle antiche tecniche costruttive e utilizzando materiali tradizionali e spesso preziosi. Le figure sono in terracotta colorata, gli occhi in vetro dipinto; per i vestiti si sono usati fili d’oro e di argento, velluti e sete antiche, piccole perle, filigrane d’argento e minuscoli gioielli.
I cesti di vimini sono pieni di frutta in cera mentre gli strumenti musicali sono in argento, in rame, in legni pregiati incrostati di avorio e madreperla. Raffinatissima anche la decorazione della portantina sulla quale siede l’odalisca, rivestita di broccato antico, con le stanghe per il trasporto in legno di pero, durissimo e resistente, e i puntali in avorio tornito.
Scopri di più sugli artigiani e sulle tecniche di produzione del presepe
Frutto di decenni di appassionata attività di ricerca e collezionismo da parte di Alberto Ravaglioli (1947-2023) questo presepe costituisce una testimonianza particolarmente significativa della straordinaria vitalità di quella peculiare e suggestiva forma di artigianato artistico napoletano legata alla realizzazione di raffigurazioni della scena della Natività secondo modelli e tecniche impostesi a partire dalla metà del Settecento. Si tratta di un presepe davvero imponente, opera di qualificati artigiani napoletani e soprattutto dei fratelli Giovanni, Giuseppe e Ciro Sinno, titolari di una delle botteghe più prestigiose di San Gregorio Armeno.
Le ricche scenografie misurano oltre sei metri di fronte per quasi tre metri diprofondità e altrettanto di altezza; oltre centottanta i personaggi, decine gli animali. E poi una ricchissima dotazione di dettagli decorativi, con botteghe, osterie, artigiani e venditori: gustosi particolari di vita popolare ad animare il vasto ambiente che circonda il fulcro costituito dalla scena della Natività verso la quale si muovono i pastori.
La Natività è una delle tre scene canoniche rappresentate nel presepe napoletano in ossequio al racconto evangelico: le altre sono l’Annuncio ai pastori e la scena dell’Osteria. Secondo la tradizione, la nascita di Gesù viene ambientata fra i ruderi di un tempio classico. Si tratta di una evidente simbologia che allude alla vittoria di Cristo sugli idoli pagani ma che riporta anche al gusto per l’antichità suscitato alla metà del Settecento a Napoli dalle prime scoperte archeologiche a Pompei ed Ercolano.
Un trionfo di quasi quaranta angeli in volo sovrasta lo scenario dove avanza sontuoso il corteo degli Orientali, con i Re Magi a cavallo preceduti da una banda di musici e seguiti da uno stuolo di dignitari, servitori, odalische e portatori.
C’è perfino uno splendido elefante dalla gualdrappa ricamata che reca una sensuale concubina circassa. l baldacchino posto sull’elefante è in argento sbalzato e le zanne sono in avorio
Tutto questo, realizzato nel rispetto delle antiche tecniche costruttive e utilizzando materiali tradizionali e spesso preziosi. Le figure sono in terracotta colorata, gli occhi in vetro dipinto; per i vestiti si sono usati fili d’oro e di argento, velluti e sete antiche, piccole perle, filigrane d’argento e minuscoli gioielli.
I cesti di vimini sono pieni di frutta in cera mentre gli strumenti musicali sono in argento, in rame, in legni pregiati incrostati di avorio e madreperla. Raffinatissima anche la decorazione della portantina sulla quale siede l’odalisca, rivestita di broccato antico, con le stanghe per il trasporto in legno di pero, durissimo e resistente, e i puntali in avorio tornito.
Scopri di più sugli artigiani e sulle tecniche di produzione del presepe