Alberto Ravaglioli è nato il 13 agosto 1947 a Forlì, città di provenienza del padre Armando (la madre, Maria Morandi, era di Cesena). Si trasferì subito con la famiglia a Roma dove visse fino alla scomparsa, il 11 agosto 2023, per un incidente occorsogli in casa a Portoferraio, nell’isola d’Elba.
Sposato con Liliana Menchise, aveva una figlia: Ilaria.
Dopo le scuole superiori e la laurea in giurisprudenza all’università La Sapienza, Ravaglioli lasciò un impiego sicuro in banca, del tutto inconciliabile con il suo carattere esuberante e insofferente della routine, per dedicarsi alla sua vera passione: il cinema e l’animazione culturale.
Erano gli anni Settanta, il momento d’oro dei cineclub, sedi di aggregazione di un mondo soprattutto giovanile alla ricerca di una cultura cinematografica al di fuori dei circuiti, allora obbligati, della distribuzione nelle grandi sale. Ravaglioli, nel 1973, dette vita al Cineclub Tevere di via Pompeo Magno che per diversi anni costituì un punto di riferimento fra i più importanti per i cinefili romani. Lo ricorda Massimo Cialani nel numero di dicembre 2020 del periodico “Diari di cineclub”. “Sin dall’inizio le scelte del cineclub (Tevere) si indirizzano
verso il cinema di genere. Le numerose rassegne sui classici di fantascienza ed horror diventano per i frequentatori appuntamenti da non mancare con lunghe maratone al prezzo di un solo biglietto.
Quindi, si sono susseguite rassegne come Psyco sul thriller, L’invasione degli ultracorpi sulla fantascienza, ma anche Nuovo cinema svizzero e Donna…Cinema sui film al femminile. Personali dedicate a Ray Harryhausen, Jack Arnold, Roger Corman, Terence Fisher, Norman Jewison, Andrej Waida”.
Nel 1978 Ravaglioli lascia il Cineclub Tevere (gli subentrerà l’anno successivo Il Labirinto): per lui è tempo di nuove esperienze. Nel 1981 crea il Fantafestival, “Mostra internazionale del film di fantascienza e del fantastico” che curerà come direttore artistico fino al 2017, affiancato dal 1983 da Adriano Pintaldi. La manifestazione apre le porte, non senza difficoltà, a un genere cinematografico fino a quel momento del tutto sottovalutato in Italia e conquista rapidamente un credito internazionale: già nel 1987 viene ammesso nella European Fantastic Film Festivals Federation. Edizione dopo edizione si susseguono come protagonisti delle rassegne attori, registi e produttori i più affermati in ambito mondiale nel cinema di fantascienza e del fantastico: da Vincent Price a Christopher Lee, da Dario Argento a John Carradine, Rutger Hauer, Robert Englund, Peter Cushing; e ancora Miguel Bosé, Roger Corman, Freddie Francis, George A. Romero, Alejandro Jodorowsky, Sam Raimi, Peter Jackson e, fra gli italiani, Lucio Fulci e Lamberto Bava. Insieme con Adriano Pintaldi, Ravaglioli porterà avanti la rassegna fino al 2017, quando cederà il posto ad altri appassionati del genere.
Nel frattempo, mentre consolida una brillante carriera di studioso, critico, divulgatore e manager nel campo della cinematografia, Alberto asseconda con iniziative sempre nuove i suoi diversificati interessi, testimoniati dalle svariate forme di collezionismo da lui coltivate (dalla grafica alle legature d’arte, alle etichette dei grandi alberghi, alle tazzine di caffè, ai presepi …). Sotto l’egida dell’associazione Grandi Eventi Culturali da lui costituita nel 1993 con un gruppo di amici, nei primi Anni Novanta dà vita a iniziative nel settore editoriale (è di quel periodo una mostra del libro antico nei locali annessi alla chiesa romana delle Stimmate, ma anche l’apertura sempre a Roma di una libreria antiquaria), mentre esperimenta nuove attività nel mondo legato al cinema, come il Cineporto, una formula, originale a quel tempo, di commistione fra cinema, musica e gastronomia realizzata nell’ambito dell’Estate romana.
Ma dove l’entusiasmo e la creatività di Ravaglioli riuscì ad esprimersi con maggiore efficacia fu in un altro mondo ancora: quello del presepe settecentesco napoletano. Ravaglioli sviluppò, per questa forma di artigianato artistico una straordinaria passione, affascinato dalla magica amalgama di spirito devozionale, tradizione popolare e elaborazione artistica che nel presepe napoletano trova manifestazione particolarmente suggestiva. Una passione che lo portò a frequentare i più affermati artigiani napoletani del settore, formando una grande raccolta di “pastori” realizzati nel rispetto rigoroso delle tecniche antiche e dei modelli tradizionali, impegnandosi in ricerche minuziose di oggetti di corredo (facendoli anche realizzare appositamente), in restauri accurati con l’uso di materiali tradizionali spesso preziosi. Fino a dare vita, nell’arco di oltre trent’anni, a un vero e proprio presepe monumentale che amava esporre, per passione, in località di particolare prestigio. Il “presepe Ravaglioli”, nel corso degli anni fu allestito durante le feste di Natale in numerose località d’Italia e di Europa, ma nel 2001 Ravaglioli andò anche a New York per allestire un presepe donato dal Comune di Napoli alla chiesa dei vigili del fuoco, in omaggio ai pompieri vittime dell’attentato alle Twin Towers. La morte ha colto Alberto Ravaglioli quando aveva già stretto un’intesa con la cattedrale parigina di Notre Dame: il suo presepe sarebbe stato esposto nella cattedrale per il Natale 2024, alla a riapertura al pubblico dopo le devastazioni dell’incendio del 2019.
Alberto Ravaglioli è nato il 13 agosto 1947 a Forlì, città di provenienza del padre Armando (la madre, Maria Morandi, era di Cesena). Si trasferì subito con la famiglia a Roma dove visse fino alla scomparsa, il 11 agosto 2023, per un incidente occorsogli in casa a Portoferraio, nell’isola d’Elba.
Sposato con Liliana Menchise, aveva una figlia: Ilaria.
Dopo le scuole superiori e la laurea in giurisprudenza all’università La Sapienza, Ravaglioli lasciò un impiego sicuro in banca, del tutto inconciliabile con il suo carattere esuberante e insofferente della routine, per dedicarsi alla sua vera passione: il cinema e l’animazione culturale.
Erano gli anni Settanta, il momento d’oro dei cineclub, sedi di aggregazione di un mondo soprattutto giovanile alla ricerca di una cultura cinematografica al di fuori dei circuiti, allora obbligati, della distribuzione nelle grandi sale. Ravaglioli, nel 1973, dette vita al Cineclub Tevere di via Pompeo Magno che per diversi anni costituì un punto di riferimento fra i più importanti per i cinefili romani. Lo ricorda Massimo Cialani nel numero di dicembre 2020 del periodico “Diari di cineclub”. “Sin dall’inizio le scelte del cineclub (Tevere) si indirizzano
verso il cinema di genere. Le numerose rassegne sui classici di fantascienza ed horror diventano per i frequentatori appuntamenti da non mancare con lunghe maratone al prezzo di un solo biglietto.
Quindi, si sono susseguite rassegne come Psyco sul thriller, L’invasione degli ultracorpi sulla fantascienza, ma anche Nuovo cinema svizzero e Donna…Cinema sui film al femminile. Personali dedicate a Ray Harryhausen, Jack Arnold, Roger Corman, Terence Fisher, Norman Jewison, Andrej Waida”.
Nel 1978 Ravaglioli lascia il Cineclub Tevere (gli subentrerà l’anno successivo Il Labirinto): per lui è tempo di nuove esperienze. Nel 1981 crea il Fantafestival, “Mostra internazionale del film di fantascienza e del fantastico” che curerà come direttore artistico fino al 2017, affiancato dal 1983 da Adriano Pintaldi. La manifestazione apre le porte, non senza difficoltà, a un genere cinematografico fino a quel momento del tutto sottovalutato in Italia e conquista rapidamente un credito internazionale: già nel 1987 viene ammesso nella European Fantastic Film Festivals Federation. Edizione dopo edizione si susseguono come protagonisti delle rassegne attori, registi e produttori i più affermati in ambito mondiale nel cinema di fantascienza e del fantastico: da Vincent Price a Christopher Lee, da Dario Argento a John Carradine, Rutger Hauer, Robert Englund, Peter Cushing; e ancora Miguel Bosé, Roger Corman, Freddie Francis, George A. Romero, Alejandro Jodorowsky, Sam Raimi, Peter Jackson e, fra gli italiani, Lucio Fulci e Lamberto Bava. Insieme con Adriano Pintaldi, Ravaglioli porterà avanti la rassegna fino al 2017, quando cederà il posto ad altri appassionati del genere.
Nel frattempo, mentre consolida una brillante carriera di studioso, critico, divulgatore e manager nel campo della cinematografia, Alberto asseconda con iniziative sempre nuove i suoi diversificati interessi, testimoniati dalle svariate forme di collezionismo da lui coltivate (dalla grafica alle legature d’arte, alle etichette dei grandi alberghi, alle tazzine di caffè, ai presepi …). Sotto l’egida dell’associazione Grandi Eventi Culturali da lui costituita nel 1993 con un gruppo di amici, nei primi Anni Novanta dà vita a iniziative nel settore editoriale (è di quel periodo una mostra del libro antico nei locali annessi alla chiesa romana delle Stimmate, ma anche l’apertura sempre a Roma di una libreria antiquaria), mentre esperimenta nuove attività nel mondo legato al cinema, come il Cineporto, una formula, originale a quel tempo, di commistione fra cinema, musica e gastronomia realizzata nell’ambito dell’Estate romana.
Ma dove l’entusiasmo e la creatività di Ravaglioli riuscì ad esprimersi con maggiore efficacia fu in un altro mondo ancora: quello del presepe settecentesco napoletano. Ravaglioli sviluppò, per questa forma di artigianato artistico una straordinaria passione, affascinato dalla magica amalgama di spirito devozionale, tradizione popolare e elaborazione artistica che nel presepe napoletano trova manifestazione particolarmente suggestiva. Una passione che lo portò a frequentare i più affermati artigiani napoletani del settore, formando una grande raccolta di “pastori” realizzati nel rispetto rigoroso delle tecniche antiche e dei modelli tradizionali, impegnandosi in ricerche minuziose di oggetti di corredo (facendoli anche realizzare appositamente), in restauri accurati con l’uso di materiali tradizionali spesso preziosi. Fino a dare vita, nell’arco di oltre trent’anni, a un vero e proprio presepe monumentale che amava esporre, per passione, in località di particolare prestigio. Il “presepe Ravaglioli”, nel corso degli anni fu allestito durante le feste di Natale in numerose località d’Italia e di Europa, ma nel 2001 Ravaglioli andò anche a New York per allestire un presepe donato dal Comune di Napoli alla chiesa dei vigili del fuoco, in omaggio ai pompieri vittime dell’attentato alle Twin Towers. La morte ha colto Alberto Ravaglioli quando aveva già stretto un’intesa con la cattedrale parigina di Notre Dame: il suo presepe sarebbe stato esposto nella cattedrale per il Natale 2024, alla a riapertura al pubblico dopo le devastazioni dell’incendio del 2019.